Proseguono con il secondo ciclo le lezioni pubbliche sul 150° anniversario dell’Unità d’Italia organizzate dalla Fondazione Museo storico del Trentino in collaborazione con l’Università degli Studi di Trento.
Venerdì 25 marzo il professor Piero Bevilacqua dell’Università "La Sapienza" di Roma terrà la conferenza dal titolo
IL DUALISMO ECONOMICO
Gli studi recenti sull’economia postunitaria – dovuti anche a una revisione accurata delle statistiche storiche del nostro Paese – danno un quadro delle realtà economiche delle due grandi aree dell’Italia (il Centro-Nord e il Sud) per nulla divaricate. Secondo tali dati, relativi al rapporto popolazione-risorse, alla consistenza urbana, al reddito procapite e all’occupazione, le distanze tra queste sezioni del nostro Paese erano, al momento dell’Unità – di pochi punti percentuali a vantaggio del Nord e quindi nella sostanza irrilevanti per certificare l’immagine di un Nord ricco contrapposto a un Sud miserabile. In realtà la divaricazione economica, vale a dire la creazione di un vero e proprio dualismo economico, incomincia a crearsi alla fine del XIX secolo, allorché nel triangolo Genova Torino, Milano si forma la prima base industriale italiana. È da quella fase che si crea una distanza progressiva e perdurante tra Nord e Sud che arriva sino al 1951. Poi le politiche avviate nel 1950 dalla Cassa per il Mezzogiorno, correggeranno parzialmente le cose. Un capitolo di storia, quest’ultimo, ancora materia di controversia. Il dualismo è il risultato per un verso dell’autonomo dinamismo industriale del Nord, collegato ai mercati europei e agganciato allo sviluppo capitalistico occidentale di quella fase storica. Ma per un altro verso esso è anche un suo effetto indiretto, perché il dinamismo del Nord spinge il Sud a specializzarsi nei settori agricoli e a rinunciare a competere sul terreno industriale. E il Sud diverrà un comodo mercato interno. La mancanza di una politica economica lungimirante, da parte dei poteri pubblici, ha lasciato a lungo alle cosiddette forze di mercato uno sviluppo economico sempre più territorialmente squilibrato. Un connotato di lungo periodo che a 150 dall’Unità non sembra ancora superato. Ma oggi le comparazioni economiche non reggono più, e occorrono nuovi indicatori.
Piero Bevilacqua è professore ordinario di Storia contemporanea presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Studioso della questione meridionale e dell’economia italiana dopo l’unificazione, recentemente si è occupato di storia dell’emigrazione e di storia ambientale. È il fondatore e presidente di Imes (Istituto Meridionale di Storia e Scienze sociali). Fra le sue principali pubblicazioni si ricordano: Le campagne del Mezzogiorno tra fascismo e dopoguerra, Torino, Einaudi, 1980; insieme a Manlio Rossi-Doria, Le bonifiche in Italia dal Settecento a oggi, Roma-Bari, Laterza, 1984. Ha curato la Storia dell’ agricoltura italiana in età contemporanea, Marsilio, Venezia, 3 voll., 1989-1991. Più recenti: La Terra è finita. Breve storia dell’ambiente, Roma-Bari, Laterza, 2006, e Miseria dello sviluppo, Roma-Bari, Laterza, 2008.
“Il dualismo economico”. Lezione pubblica sui 150 anni dell’Unità d’Italia