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AltreStorie n. 47

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AltreStorie n. 47

Descrizione

Indice

  • Un Dio di tutti e per tutti
  • L'erroneità delle apparenze: il tema della tolleranza religiosa da Michel de Montaigne a Réné Girard, di Marta Villa
    «"Quella religiosa – scrive l’antropologo Marco Aime – è una dimensione che coinvolge, sebbene, in misura e forme diverse, pressoché tutte le popolazioni. In molti casi l'esperienza religiosa non risulta separata da altre dimensioni esistenziali, intrecciandosi con esse; in altri occupa, invece, una sfera particolare. Spesso, anche gli antropologi che non si sono occupati direttamente di fatti religiosi, hanno comunque dovuto fare i conti con la concezione che ogni società ha del mondo soprannaturale e con le modalità attraverso le quali questa concezione viene espressa" (Il primo libro di antropologia, 2008: 232). [...]».
  • L'ecumenismo di Elias Canetti, di Stefano Chemelli
    «Elias Canetti per chi scrive è associato con immediatezzaal suo La coscienza delle parole, una raccolta di saggi dove brillano pagine su Hermann Broch, le considerazioni sulle lettere di Kafka a Felice, ma ci sono care le pagine relative alla “missione dello scrittore” che ancora luccicano in superficie nella voce di Ezio Raimondi.Il “custode delle metamorfosi” era per Canetti lo scrittore,l’uomo di libri che con i libri si muove tra le diverselingue (Furio Jesi tra gli esegeti italiani), nei diversi tempie spazi interstellari ma non ci si inganni, l’uomo Canetti ha tenuto fede alle aperte vie degli scrittori, ha coltivato molteplici passioni terrene, attraversando svariate metamorfosi:non si è rinchiuso nei libri, tutt’altro [...]». 
  • Che tutti siano uno”: il movimento dei Focolari e il dialogo interreligioso, di Roberto Catalano
    «Il 28 ottobre 2015 Nostra Aetate, uno dei documenti del Concilio Vaticano II, ha compiuto cinquant’anni. Si tratta di un testo breve – poco più di quattro pagine – rispetto agli altri prodotti dall’assise che impegnò i vescovi del mondo dall’ottobre del 1962 al dicembre del 1965. L’importanzadi Nostra Aetate, tuttavia, come ha affermatoBenedetto XVI, è emersa con il passare dei decenni.Affronta, infatti, uno degli aspetti più profetici del Concilio Vaticano II, l’apertura del mondo cattolico versoi seguaci di altre religioni, coloro che in passato erano definiti ‘pagani’ e che, ancora nei giorni del Concilio,erano chiamati, con dizione più benevola ma sempre terribilmente autoreferenziale, ‘non-cristiani’. Queste poche pagine hanno spalancato il mondo cattolico a una visione diversa dell’umanità, vista come una comune famiglia incammino verso Dio [...]»
  • Rappresentare l'invisibile: l'eperienza del Religion Today filmfestival (1998-2015), di Katia Malatesta
    «Spesso ci viene chiesto di spiegare cosa sia un “film religioso”. La nostra risposta è semplice. Diciotto annidi storia di Religion Today ci hanno mostrato che il cinema religioso inquanto genere con caratteristiche riconoscibili e ricorrenti non esiste.Ogni edizione del festival è l'occasione di ri-conoscere l’immensa varietà dei rapporti umani con quel mistero che per qualcuno – ma non è così per tutte le tradizioni religiose – prende il nome di Dio. E di considerare, allo stesso tempo,la ricchezza delle modalità e delle soluzioni con cui il cinema del nostro tempo interpreta questa inesauribile pluralità.“Rappresentare l'invisibile” è l'espressione alla quale si fa spesso riferimento quando si parla di portare sullo schermo (o più propriamente sui tanti schermi che oggi moltiplicano le possibilità di fruizione del film) temi e contenuti religiosi. L'archivio di Religion Today ci ricorda,se mai ce ne fosse bisogno, che le religioni s'incarnano nella storia, ma anche che una realtà immateriale per eccellenza, qual è la fede, si rende visibile in atti, gesti, pratiche,comportamenti, scelte di vita [...]». 
  • Comprendere la fede altrui : interviste a Gabriella Caramore e Giovanni Filoramo, a cura di Paola Bertoldi 
  • Oltre i pregiudizi: la comunità islamica in Trentino, di Aboulkheir Breigheche 
    «La comunità islamica in Trentino si è costituita a partire dal 1990 attraverso un percorso nel quale il dialogo interreligioso ha giocato fin dall’inizio un ruolo da protagonista. Questo aspetto è poi stato ulteriormente ufficializzato con la creazione del Tavolo locale delle appartenenze religiose, nato inizialmente per favorire un dialogo fra Islam e cattolicesimo, ma poi estesosi fino ad accogliere i rappresentanti di una decina di altre comunità di fede, che in seguito ai crescenti flussi migratori degli anni novanta si sono trovate a convivere sul territorio trentino. Questo organismo svolge una duplice azione: da un lato c’è l’approfondimento della conoscenza reciproca e l’analisi di alcune tematiche trasversali che si svolgono attraverso incontri periodici, dall’altro ci sono iniziative rivolte all’esterno, come mostre, convegni, progetti nelle scuole, solo per fare alcuni esempi. Grazie a questo doppio binario e alla costanza della sua attività, negli anni il Tavolo ha contribuito in maniera decisa a rafforzare un atteggiamento positivo, aperto e dialogante nei confronti del crescente pluralismo religioso [...]».
  • Il soffio di Dio: fondamento e pratica del dialogo interreligioso, di Alessandro Martinelli 
    «Cinquant’anni fa, era l’autunno del 1965, la Chiesa cattolica, chiudendo una delle assise più importanti della sua storia, apriva le porte a una rinnovata speranza in grado di guardare al mondo con fiducia. Tra le tante profezie, il Concilio Vaticano II volle proprio ripensare anche il rapporto,in verità mai ben compreso, con le altre religioni. Lo fece in modo modesto, ma sostanziale, il 28 ottobre 1965, quando, quasi ultima tra tutte le pagine, sottoscrisse la dichiarazione Nostra Aetate. “I vari popoli costituiscono una sola comunità, hanno una sola origine, e anche un solo fine ultimo, Dio, il cui disegno di salvezza si estende a tutti”: quel documento impose un nuovo modello teologico, che a poca distanza tradusse in modo sempre più preciso il termine “dialogo interreligioso [...]»”.
  • Un'unica verità o più vie di salvezza?, di Silvano Bert
    «Il Centro ecumenico e per il dialogo interreligioso attivo a Trento è la sede delle appartenenze religiose della regione Trentino-Alto Adige: Centro studi Vidja per l'induismo, Centro Vajrapani per la tradizione buddista,comunità ebraica di Merano, Associazione Ebrei e Trentino,Chiesa cattolica romana, Chiesa ortodossa romena,Chiesa ortodossa serba, Chiesa ortodossa russa, Chiesa evangelica valdese, Chiesa evangelica luterana, comunità islamica, comunità bah'ai. Il direttore del Centro, fondato da don Silvio Franch nel 1966, è Alessandro Martinelli, che al recente convegno “A cinquant'anni dal Concilio Vaticano II (1965-2015)”, organizzato a Trento dall'Associazione Museo storico in Trento nel novembre 2015, ha portato una testimonianza impensabile fino a pochi anni fa: “Il clima è di fiducia reciproca e di impegno paritetico”. Per secoli la verità è stata, infatti, “fuori della Chiesa non c'è salvezza”. La domanda è quanto permane oggi di questa concezione nel pensiero profondo dei cattolici della domenica, di chi va a messa per assolvere un precetto, di chi considera il cristianesimo un fattore d'identità che separa? Quanti, fra gli stessi eletti nei consigli parrocchiali, sanno dell'esistenza del Centro per il dialogo fra le religioni? Quanti sanno che le chiese protestanti e ortodosse hanno una concezione più aperta della sessualità e della famiglia, su cui papa Francesco,aprendo il Sinodo ai laici, ha cercato di dare una scossa salutare? [...]» 
  • La memoria della Shoah come fondamento di dialogo, di Vincenzo Calì
    «Per la Shoah, come ha sottolineato Elena Loewental, l'operazione memoria “riguarda tutti, fuorché gli ebrei che in questa storia hanno messo i morti”. Bisogna quindi mettersi al riparo da quello che è il più insidioso dei pericoli che si corrono volendo prendere di petto il male assoluto; è ancora la Loewental a ricordarci che “in questi ultimi anni la memoria non si è dimostrata particolarmente terapeutica”, e che più che di tributi postumi alle vittime servono azioni sul presente tese ad arginare il prepotente riemergere, con la crisi di sistema,della ricerca del capro espiatorio, che anche in ambienti insospettabili finisce in ultima istanza per essere individuato nell'ebreo. Si guardi in particolare al capitolo delle responsabilità italiane al tempo delle fascistiche leggi razziali: la banalità del male raggiunse, proprio nel nostro paese, traguardi ineguagliabili [...]».
  • La trinità sospetta: evangelici e cattolici ad Arco tra Otto e Novecento, di Mauro Grazioli 
    «“Domenica scorsa è stata solennemente aperta al pubblico, col cerimoniale d'uso, la chiesa della confessione evangelica. Alla cerimonia assistettero le autorità,i preposti della chiesa e della comunità e numerosi forestieri appartenenti a quella confessione religiosa. Nel pomeriggio la comunità diede in onore degli invitati un banchetto di 50 coperti nella sala dell'Hotel Nelböck. La chiesa in parola, la cui costruzione fu incominciata nell'anno 1897, è in stile prettamente gotico, e secondo la nostra opinione mal s'adatta per una città italiana, dove altri fabbricati sono tutti improntati ad un'architettura del tutto differente. Ci stupisce poi che la comunità evangelica,che nelle città italiane adotta per le proprie chiese lo stile rinascimento, non abbia trovato opportuno farlo anche ad Arco”. Così riporta Il Baldo in una cronaca del 25 febbraio 1900,data in cui viene appunto inaugurata la chiesa evangelica di Arco, titolata alla Trinità [...]».
  • Evangelici: una memoria diversa del Novecento trentino, di Quinto Antonelli 
    «Quando nella seconda metà dell’Ottocento s’intensifica il flusso migratorio verso i paesi dell’Europa continentale, attratto, da principio, dalle imponenti opere ferroviarie (nel Vorarlberg, in Svizzera, in Germania), gli emigranti si trovano esposti all’influsso di nuove culture politiche e religiose,nonché allo sfaldamento delle identità precedenti. Lo sappiamo: è nei cantieri e negli opifici di Bregenz o di Dornbirn, ad esempio, che i Trentini vengono a contatto,spesso per la prima volta, con le organizzazioni sindacali e con le idee socialiste. E sono sempre i cantieri delle grandi ferrovie del Nord, i luoghi in cui muratori, operai, sterratori,minatori si trasformarono in aisemponerì, in barabbi,caratterizzati da comportamenti trasgressivi e marginali. E ancora, è girando le piazze e i mercati di mezzo mondo che i venditori ambulanti (i kròmeri) finiscono per trascurare ogni dovere religioso e portare a casa – questa è l’accusa delle autorità cattoliche trentine – “ogni sorta di principi storti, e di spropositi e di cattivi costumi”. Insomma l’emigrazione è un formidabile motore di cambiamento e di trasformazione, il luogo privilegiato del farsi e del disfarsi delle identità personali [...]».
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