Una cittadina trentina con un clima mite particolarmente adatto alla cura della tubercolosi. Se durante l’Epoca bella Arco era stata meta privilegiata delle classi abbienti di tutta Europa, dal secondo dopoguerra la situazione cambia drasticamente. Ora è solo la gente comune che viene a farsi curare da tutta la penisola: ai ricchi succedono i poveri e Arco, con i suoi sanatori nel centro della città, viene ribattezzata “sputacchiera d’Italia”. Ma la popolazione risponde coraggiosamente a questa nuova e difficile situazione: la scelta è per “continuare la vocazione di cura“ della città. In queste pagine si dà voce ai protagonisti di questa complessa e sfaccettata vicenda, dall’iniziale diffidenza verso i “nuovi” malati allo sfruttamento delle occasioni di lavoro che ne derivano: un percorso da cui emerge soprattutto l’amore e la fiducia nella propria città.
Beatrice Carmellini, nata ad Arco nel 1943, maestra elementare e poi formatrice in educazione degli adulti. Ha frequentato per sei anni il percorso di studio, formazione e successiva specializzazione presso la Libera università dell’autobiografia di Anghiari della quale è collaboratrice scientifica
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