Libro cartaceo

ClinkerMotel: ex-Italcementi: Trento 2005-2013

Di: Pierluigi Cattani Faggion; a cura di Layla Betti

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Libro cartaceo

ClinkerMotel: ex-Italcementi: Trento 2005-2013

Di: Pierluigi Cattani Faggion; a cura di Layla Betti

Descrizione

Catalogo della mostra omonima – ospitata a Trento, presso Le Gallerie a Piedicastello, dall’8 novembre 2013 al 19 gennaio 2014 –  che raccoglie 44 fotografie scattate da Pierluigi Cattani Faggion all’interno dell’ex Italcementi di Trento tra il 2005 e il 2013. Il catalogo, così come la mostra, è ripartito in tre sezioni, le stesse che hanno caratterizzato gli ultimi anni di esistenza della struttura, dalla chiusura definitiva alla demolizione. 

‘Clinker 2005 – 2006’ racconta della fabbrica come luogo dove il lavoro non c’è più, ma dove sono ancora ben tangibili i segni del passaggio degli operai. Da un momento all’altro sembra che la fabbrica possa tornare in funzione, che sia stata abbandonata solamente il giorno prima. Eppure, in alcuni dettagli, è chiara l’inesorabile fine di ogni attività produttiva. Il lungo tubo di metallo alto tre metri, ovvero il forno rotante deputato alla produzione del clinker, il componente base del cemento, è ancora lì, spento alla fine degli anni settanta ma integro. 

‘Motel 2010’ mostra come l’ex Italcementi sia diventata abitazione per i senzatetto. Collocata alle porte del centro cittadino e al contempo isolata, la fabbrica chiusa si anima di persone che la vivono, ricostruendo in essa un preciso ordine domestico. La cucina, ben rintracciabile tra le stoviglie impilate e ordinate, la camera da letto e gli oggetti del quotidiano di chi ha trovato casa negli spazi dismessi: è il caso di Jamil, ragazzo pakistano di 27 anni, due dei quali vissuti all’Italcementi. È Jamil a invitarci, a invitare il pubblico attraverso l’obiettivo, nella propria cucina e a mostrare, in piedi in uno spazio vuoto, il luogo in cui era situato il container che racchiudeva la sua camera da letto, smantellata, con tutti i suoi oggetti, nel maggio 2010.

‘2013’, l’ultima sezione, rappresenta la demolizione. Lo spazio urbano ancora una volta si trasforma e la decisione di cancellare la struttura impone un nuovo e radicale cambiamento. La demolizione è documentata gradualmente e culmina con il vuoto che caratterizza l’enorme spianata in cui sorgeva la fabbrica, visto dalla funivia. Restano le due ciminiere a testimoniare il passato.