Alessandro, Olav e “Carducci”, tre nomi accomunati da un unico tragico destino: una morte prematura in giovane età. Vite spezzate, che vengono però proposte come paradigma di un epilogo naturale e ineluttabile. E’ il titolo stesso che esplicita questa realtà: la morte è innestata dentro l’albero della vita, esito inevitabile del proprio contrario. E’ così anche per le morti più incomprensibili, di chi si è appena affacciato alla vita. Un filo conduttore insolito, duro, che fa riflettere e suscita sgomento. L’autore ha però una sua risposta per ciò che ai più sembra inspiegabile: la pietà.
Giovanni Gozzer è nato il 20 settembre del 1915 a Bronzolo dove la famiglia, originaria della Valsugana, era sfollata a causa della guerra. Ha conseguito la maturità magistrale a Rovereto e quella classica a Trento. Iscrittosi all’Università Cattolica di Milano, si è laureato nel 1938 con una tesi sul concetto di storia. Ha insegnato italiano e latino al Liceo-ginnasio “Giovanni Prati” di Trento dal 1939 al 1945, quando fu nominato prima presidente del CNL trentino e poi, nel 1946 Provveditore agli studi. Successivamente ha ricoperto incarichi nel Ministero della pubblica istruzione e ha svolto attività di consulente e assistente tecnico dell’UNESCO e della Banca mondiale di sviluppo soprattutto in America Latina. Nel 1974 ha lasciato volontariamente l’amministrazione scolastica. È autore di numerose opere a carattere storico, educativo, pedagogico e ha collaborato e collabora con importanti giornali e riviste nazionali. Il Museo ospita nella sua collana alcuni suoi racconti comparsi già negli anni cinquanta col titolo La morte canta sull’albero.