Durante la lunga stagione vissuta negli Stati Uniti, Giuseppe Antonio Borgese fu uno dei rari intellettuali italiani in grado di cogliere senza esitazione la rosa dell’esilio, rendendo così la sua condizione di esule volontario una peculiare opportunità di rigenerazione, una palingenesi esistenziale e insieme culturale. Un’esperienza che sicuramente spiega le difficoltà di dialogo che Borgese stesso, pur essendo un convinto antifascista, incontrò al rientro in Italia, nel dopoguerra, sia con gli esponenti della destra laica o cattolica, sia con quelli della sinistra comunista. Tacciato di ambiguità dai diversi ambienti politico-culturali, Borgese fu per tanto prima marginalizzato e poi rapidamente dimenticato. La sua è un’inesistenza che purtroppo ha continuato a esistere fino ai nostri giorni. Eppure Piero Calamandrei affermò che l’opera di Borgese esprime una coraggiosa assunzione di responsabilità politica. Fu sempre un liberale, un europeista e un umanista militante e l’esperienza dell’esilio americano non fece che rafforzare la sua speranza nella civiltà dell’uomo e nel sogno di un governo universale.Si spera che anche questo testo possa contribuire a riscoprire l’opera complessiva di un grande intellettuale italiano del XX secolo.
Silvia Bertolotti, ha conseguito laurea e dottorato presso l’Università degli studi di Trento. Collabora con la Fondazione Museo storico del Trentino e ha curato nel 2013 l’edizione di Giuseppe Antonio Borgese, Una Costituzione per il mondo (Roma 2013). Vive e lavora in provincia di Vicenza.
CAPITOLO PRIMO: CORRISPONDENZE BERLINESI
CAPITOLO SECONDO: VERSO LA GRANDE GUERRA
CAPITOLO TERZO: WANDERER
CAPITOLO QUARTO: ESAME DI COSCIENZA
CAPITOLO QUINTO: NUOVA ATLANTIDE
CAPITOLO SESTO: IL SOGNO DI ULISSE