Lo scoppio della Grande Guerra rompe il sortilegio in cui la montagna ha avviluppato il protagonista de La Montagna incantata di Thomas Mann e lo costringe a scendere nelle pianure insanguinate dal conflitto. L’intreccio complesso di crisi e attese palingenetiche esplode improvviso per il singolo e in modo devastante per il mondo di riferimento. La guerra, però, non produce solo il ripensamento della condizione umana, ma delinea anche il paesaggio della modernità. I teatri di guerra sono «immensi campi di rovine», percorrendo i quali, afferma Ernst Jünger, si ha l’impressione di vagare «oltre i limiti del mondo conosciuto». L’Autore, attraversando le tragicità di un’epoca, guarda all’opera e al pensiero di alcune importanti figure, quali Ludwig Wittgenstein, Ernst Jünger, Robert Musil ed Elias Canetti, che furono premonitori, interpreti e testimoni degli sconvolgimenti in atto… dell’oscurarsi del mondo.
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Massimo Libardi, di professione bibliotecario, si è a lungo occupato di cultura mitteleuropea, della scuola di Franz Brentano e del periodo militare di Robert Musil con particolare attenzione a quello trascorso in Val del Fersina (Trento). Altrettanti temi cui ha dedicato numerose pubblicazioni. È stato membro del Centro studi per la filosofia mitteleuropea, dell’Associazione italiana di germanistica (AIG) nonché della redazione della rivista Axiomathes. Partecipa alle attività del Centro studi sulla storia dell’Europa orientale (CSSEO), è socio della Società di studi trentini di scienze storiche e collabora con la rivista Archivio trentino.
Prefazione
L’apocalisse del moderno
Come in un quadro: avanguardie storiche e Grande Guerra
Verso l’Altro Stato: la strana guerra del tenente Musil
Ludwig Wittgenstein: la guerra, la prigionia, il Tractatus
Lo splendore delle masse: Ernst Jünger, Robert Musil, Elias Canetti
La Judenfrage nell’opera di Robert Musil: «dell’ingenuo pregiudizio antisemita della gente comune»
Postfazione, di Cristian Pai
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Rifermenti bibliografici
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