Può realizzarsi un mondo ideale dove tutte le ingiustizie sono sconosciute a una civiltà diventata armoniosa e perfetta grazie al progresso scientifico? Amos Giupponi cerca di immaginarlo in questa pagine, proponendo una più libera etica amorosa ed esprimendo un netto rifiuto verso la religione. Questa utopia d’inizio Novecento di un tipografo socialista della Stet, la piccola casa editrice di Cesare Battisti, fu da subito contrastata dalla polizia che decise il sequestro della pubblicazione alla sua prima uscita. Oggi possiamo rileggere quelle stesse pagine, sottratte all’oblio, con moderna consapevolezza, lasciandoci comunque affascinare da un vecchio sogno di “un avvenire libero, buono e giusto”.
Amos Giupponi ( Crema, 9 febbraio 1876-Chiari, 1951). La sua esistenza s’intrecciò con quella di Cesare Battisti al quale fu legato non solo da un rapporto di profonda amicizia, ma anche dall’attività lavorativa. Giupponi, infatti, svolse per alcuni anni la sua professione di tipografo presso la piccola casa editrice STET gestita da Battisti. È in questo periodo che egli scrisse il romanzo utopico Orkinzia o Terra del «Radium» del quale il Museo storico ha riproposto una riedizione a cura di Quinto Antonelli.