“Un giorno, uno dei commilitoni mi dice: Tu che sei maestro metti in poche righe la vitaccia che ci costringono a sopportare (…) perché vogliamo che anche i nostri sappiano i disagi e le privazioni che abbiamo sofferto”. Incoraggiato dai compagni Rodolfo comincia a tenere un diario che abbraccia tutto l’arco temporale del primo conflitto mondiale, tra il fronte orientale e meridionale e qualche località dell’interno. Un narratore istruito, che racconta però la stessa cruda realtà vissuta e testimoniata da altri soldati comuni. Come quelli che in queste pagine narrano della loro esperienza in Galizia, della prigionia in Russia e della guerra in montagna sul fronte del Pasubio.
Gianluigi Fait si è occupato di storia politica e sindacale. È stato responsabile dell’Archivio della scrittura popolare e ha curato gli atti di alcuni seminari (con Camillo Zadra, I luoghi della scrittura autobiografica popolare, Rovereto 1990; Deferenza Rivendicazione Supplica: le lettere ai potenti, Treviso 1991). Ha curato, inoltre, il volume Sui campi di Galizia (1914-1917): gli italiani d’Austria e il fronte orientale (Rovereto 1997). Nella collana del Museo ha pubblicato Una generazione di confine: cultura nazionale e Grande Guerra negli scritti di un barbiere rivano e ha curato i primi due volumi, nonché il decimo di “Scritture di guerra”.