Solo un racconto autobiografico può testimoniare la tragedia dei campi di concentramento in maniera semplice, piana ma drammaticamente efficace, Gli scritti di Aldo Pantozzi ne sono un chiaro esempio: giovane insegnante di Cavalese (Tn) che insieme ad altri colleghi sviluppa un movimento di resistenza all’occupazione nazista durante la seconda guerra mondiale. Poi l’arresto e il tragico trasferimento da Bolzano al campo di Mauthausen, Nasce così il suo racconto autobiografico, che volutamente si concentra solo sul periodo della prigionia e sulle struggenti sofferenze subìte: il “prima” (arresto, istruttoria…) non viene mai menzionato, nell’intento di dar voce ai redivivi e per ricordare i compagni scomparsi.
Aldo Pantozzi, nato a Avezzano nel 1919, frequentò il Ginnasio a Trento e a Merano, il Liceo a Bolzano. Si laureò in giurisprudenza a Bologna nel 1942. Sfollato con la famiglia a Cavalese nel settembre 1943, a causa dei bombardamenti su Bolzano, ottenne un incarico di docenza nel Centro scolastico diretto da Ezio Mosna. Arrestato l’1 dicembre 1944 da agenti del Sicherheitsdienst, fu condotto nel carcere di Trento, ove fu detenuto fino al 10 gennaio 1945. Trasferito nel Lager di Bolzano, vi rimase fino all’1 febbraio 1945, giorno in cui fu deportato nel campo di sterminio di Mauthausen, dove visse la tragedia del Lager, nel blocco Krankenrevier. Liberato dai soldati americani il 5 maggio 1945, tornò a Bolzano, dove intraprese con fervore l’attività di avvocato e dal 1950 quella di notaio. Morì a Bolzano il 10 novembre 1995. Il Museo pubblica nella sua collana la testimonianza Sotto gli occhi della morte, nella quale Aldo Pantozzi ripercorre la terribile esperienza personale vissuta fra Bolzano e Mauthausen nei primi mesi del 1945.
Sotto gli occhi della morte: da Bolzano a Mauthausen