L’Archivio della scrittura popolare possiede una identità bifronte: è un luogo fisico di raccolta e catalogazione di testi di origine popolare e, nello stesso tempo, è sede di ricerche, studi e di un complesso confronto teorico e metodologico.
L’Archivio conserva la memoria culturale scritta di uomini e donne appartenenti a ceti sociali medio bassi. Un vasto universo di scritture, di generi narrativi e documentari: diari, memorie autobiografiche, libri di famiglia, libri dei conti, canzonieri (di caserma, di guerra, devozionali), raccolte di poesie e di preghiere, ricettari di cucina che, tutti insieme, mettono in scena una sorta di “Novecento autobiografico”.
Le scritture autobiografiche popolari raccontano principalmente l’esperienza tragica delle due guerre mondiali. La memoria della prima guerra mondiale è sicuramente più omogenea e fortemente segnata dalle partenze (dei soldati per il fronte orientale, dei profughi per le terre dell’Impero o per quelle del Regno), dagli spostamenti, dagli esilii, dalle prigionie, dai ritorni avventurosi. Nel secondo conflitto mondiale l’esperienza dei combattenti e dei civili fu radicalmente diversa e quindi anche la memoria risulta più frantumata, meno riducibile a unità.
Nell’ASP rientrano anche gli epistolari dell’emigrazione e quelli del servizio militare: due eventi, entrambi, che dividono le comunità e le famiglie.
Altre scritture, come i libri di famiglia e i libri dei conti, sono legate alla casa e registrano l’andamento della vita quotidiana e lo sviluppo della famiglia. Non di rado ci riportano all’Ottocento restituendoci (di quelle comunità) aspetti economici, rituali e religiosi, comportamenti, tratti linguistici e culturali delle comunità rurali trentine.
Tra le autobiografie popolari, si segnalano quelle femminili, all’interno delle quali scorgiamo una dialettica tra il racconto di un “noi” familiare e un “io” parzialmente sottratto alla tradizione, sempre più alla ricerca di margini di autonomia.
Depositati insieme alle scritture popolari adulte, le decine di quaderni di scuola (di calligrafia, di lingua, di aritmetica, di economia domestica) documentano le fasi di un apprendimento/addestramento insieme formale e morale.
Un fondo eccentrico, ma che si situa con una sua coerenza dentro le caratteristiche dell’Archivio della scrittura popolare, è il fondo epistolare depositato da Gigliola Cinquetti che contiene circa 140.000 lettere scritte da ammiratrici e ammiratori tra gli anni sessanta e gli anni settanta del Novecento. Costituiscono una straodinaria documentazione collettiva di un tempo storico di grandi e profondi mutamenti (economici, sociali, di costume), di un fenomeno di massa, di una pratica scrittoria spontanea e diffusa. Fanno parte delle cosiddette “lettere agli idoli”, indirizzate ai personaggi resi celebri dalla televisione, il nuovo “media” che a partire dagli anni Sessanta si insedia nella comunicazione sociale con una influenza crescente: perché avvicina le incarnazioni del successo e del potere nella immediatezza della loro immagine e incoraggia un dialogo “intimo” tra i divi e la gente comune.
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Il database dell’Archivio della scrittura popolare è consultabile sulla piattaforma online Novecento trentino.
Referente: Michele Toss